Si è conclusa domenica l’Art week torinese e Moving Mirror ha partecipato a Paratissima Art Fair con i seguenti progetti e promuovendo l’opera artistica di Serenella Volpe, Erica Gornati, Manuela Maroli e Susanna Viale; lasciamo qui in lettura il testo critico e qualche scatto dei momenti più emozionanti.
“E’ tra le parentesi del bianco e del nero che si svolgono le azioni di Erica Gornati e Manuela Maroli.
La potenza evocativa dei loro corpi, dei loro sguardi, dei loro gesti, sono affiancati in questo progetto alla raffinata delicatezza degli scatti di natura di Serenella Volpe.
I suoi narcisi, tulipani, rose e papaveri, privati del colore e del loro contesto cromatico, appaiono come una ricerca sulla simmetria pura, sulle forme grafiche del cosmo e provocano un’osservazione intensa, una meditazione sulla morphé, introducendo la perpetua lotta tra forze opposte e rispondenti. E’ la sua “Natura effimera”.

Il bianco e il nero sono così contrari e coincidenti, come il risalto ai concetti di forma e idea che trovano evocazione nella terra sparpagliata a terra e nei pensieri strappati, ma anche nell’idea di alto e basso, verticalità e orizzontalità di antichi gesti che rimandano alle radici del pensiero occidentale.
In questa ciclica battaglia di contrasti che si manifestano nell’universo infinito di corrispondenze, si inseriscono le azioni performative della artiste, ispirate dall’idea del radicamento, della natura fisica che ci circonda, ma anche di quella più nascosta degli umani sentimenti, fino a ridefinire il concetto di s-radicamento, di libertà d’espressione, di futuro, di affaccio su un mondo di colori che, velocemente, si sta sgretolando sotto i nostri piedi.
La performance trae il suo titolo dal medesimo libro d’artista “E poi il bianco” che accoglie in ogni pagina le parole chiave:
madre,
ci fu la terra,
ci fu il mare,
ci fu il cielo,
e poi il bianco,
cosa resterà se non il bianco.

Le linee tremolanti delle parole in rilievo sulle pagine si assimilano all’incertezza della nostra esistenza in un ecosistema sempre più precario e instabile. “Parliamo di ecologia, manifestiamo, ma nel concreto, nel nostro piccolo, non agiamo” afferma l’artista; pertanto vuole stimolare una riflessione su ogni tipo di tematica ambientale, ma intende farlo attraverso l’uso del suo corpo, del suo sguardo e grazie alla creazione e l’ideazione di un oggetto simbolico e potente come il libro. “Questa non è solo una denuncia contro l’inquinamento e la deforestazione, ma più nello specifico, una denuncia verso la consapevolezza umana che viene a mancare”.

L’uso della carta richiama il concetto di una natura che continua a dispensare tutto ciò di cui l’uomo ha bisogno e di un genere umano che continua a prendere senza sosta, senza riflettere, senza pensare. E’ infatti la pesante chiusura in metallo del libro bianco, sovradimensionata rispetto alle pagine, a rimandare alla chiusura, evocando la schiavitù della nostra ignoranza, ottusamente diretta a proseguire il nostro stile di vita, laddove lo strappo delle pagine indica questo atto di strafottente prepotenza nei confronti della natura, ma parallelamente nei confronti del nostro futuro.
Scopo della performance è muovere la coscienza del fruitore verso una riflessione, affinché rimanga una testimonianza collettiva dei pensieri che ogni partecipante potrà scrivere in merito all’atto performativo, sotto la frase “cosa resterà se non ..”

Il bianco e il nero oltre ad essere i poli opposti dell’essere, rappresentano la bicromia su cui si gioca la conservazione del pensiero e delle azioni umane.
La storia dell’uomo ha avuto inizio nel momento in cui esso ha deciso di lasciare traccia scritta della propria esistenza e del proprio passaggio temporale e dalla diffusione della stampa in poi, il bianco e il nero, simboleggiano il supporto cartaceo e i segni inchiostrati entro cui ogni atto, evento e accadimento civile è trascritto e lasciato come testimonianza futura.

Si può quindi affermare che tali parentesi cromatiche, bianco e nero, sono associate alla libera circolazione delle idee, alla libertà del pensiero umano, al libero dinamismo dell’atto creativo, all’infinita combinazione di segni, suoni, parole che compongono le radici del sapere.
L’azione performativa di Erica Gornati e Manuela Maroli “S-radicata” desidera rivendicare la libertà del pensiero e della creatività artistica.

La rivendicazione della libertà creativa dell’artista è un processo che si è costituito gradatamente attraverso i secoli dove ogni tassello di dignità a tale figura ha avuto modo di radicarsi nel pensiero comune; e sebbene oggi, sempre più spesso, gli artisti si trovano spiazzati da un mercato altalenante e capriccioso che talvolta esalta l’arte figurativa e a volte l’arte concettuale, certamente ciascuno può affermare lo stile che preferisce, dedicarsi alla tecnica che desidera e nessuno può arrogarsi il diritto di censurare o sradicare la dignità e la libertà creativa ad un artista.

Le tessere colorate semi-nascoste tra la terra ricordano il mosaico e l’artista e mosaicista Susanna Viale, esclusa dalla manifestazione a due giorni dall’inaugurazione, poiché la sua arte reputata poco accattivante. Ella risulta così omaggiata dall’azione performativa delle artiste ed è proprio lei, durante l’azione delle performer in bianco e nero a cercare inginocchiata tra la terra le sue tessere colorate e gettarle in aria, rivendicando così la sua individualità”.

A cura di Angelica Polverini
Le artiste promosse da Moving Mirror:
Erica Gornati, dopo aver concluso il suo ciclo di studi all’Accademia di Belle Arti di Brera, si esprime tramite l’arte dell’illustrazione e della Performance, cercando di rielaborare tematiche a lei care e dare una nuova prospettiva allo spettatore.
La sua ricerca artistica è sempre tesa a temi sociali, cercando allo stesso tempo di comprendere cosa si cela dietro la mente umana.
Le sue tesi di laurea, la prima incentrata sull’arteterapia e la seconda sul tema della donna in fase tumorale, l’hanno portata a capire la profondità della relazione che lega le tecniche e i materiali artistici alle potenzialità della mente e della psiche, ormai sempre più usate a supporto di cura per patologie mediche o traumi.
Dal 2018 porta avanti un progetto chiamato INDIIE LAB, un laboratorio libero, indipendente e creativo dove il motto è: “Bisogna sempre avere le mani in pasta”.
Manuela Maroli è un’artista interdisciplinare, attiva nel campo della body art dal 1999. Con il suo lavoro esplora linguaggi poetici e visivi attraverso il corpo, suo principale mezzo di ricerca espressiva; lavora nel campo della performance art, della poesia d’azione e della body art estrema. Nel 2014 ha fondato il collettivo artistico Svergin_Arte, volto a creare nuove realtà di aggregazione / espressione artistica e nuovi orizzonti artistici / poetici. Dal 2015 è membro co-fondatore del collettivo artistico internazionale The Other Society. Ha partecipato alla Biennale Shingle22J, a cura di Ugo Magnanti e alla Biennale BIBART, a cura di Miguel Gomez. Ha collaborato con numerosi artisti, in particolare con Ilaria Palomba, Rahman Hak – Hagir, Juan Carlos Villalba, Miguel Gomez, Alex Sala, Monia Ferioli, Francesca Amadeo e altri. È la fondatrice della piattaforma internazionale “I support performance art” e di “Spazio Performance”.
Serenella Volpe nata a Vercelli nel 1986, è una fotografa con occhio particolareggiato a natura, territorio e benessere.
Laureata come Storica e Conservatrice dei Beni Architettonici e Ambientali presso il Politecnico di Torino e con diverse specializzazioni tecniche in campo della fotogrammetria 3D per i beni culturali e dello sviluppo turistico,ha lavorato nel campo della comunicazione per la valorizzazione del territorio, ambiente e paesaggio, e come consulente grafica per la candidatura del Parco del Po e della Collina Torinese a riserva MAB , e alla candidatura alla World Heritage List U.N.E.S.CO. delle ” Opere di difesa veneziane tra XVI e XVII secolo”.
Come fotografa si definisce autodidatta che ha avuto modo di formarsi con fotografi naturalistici e di reportage di fama nazionale e internazionale, oltre ad usare la macchina fotografica come mezzo tecnico nel campo di ricerca e attività lavorative.
Per interesse personale ha approfondito temi di sviluppo personale e meditazione, fondendoli con una particolare sensibilità verso il mondo naturale, anche attraverso l’uso della macchina fotografica.
Oltre ai servizi fotografici per piccoli business, liberi professionisti e famiglie, affianca professionisti nel campo di natura, arte, benessere e divulgazione scientifica, per progetti di comunicazione e formazione.
Susanna Viale è un’artista eclettica e internazionale. La sua formazione artistica affonda le radici nella Torino degli anni ’70 e si è mutata attraverso i decenni arricchendosi delle esperienze di viaggio in tutti i continenti. Ha studiato all’Accademia Albertina e si è in seguito laureata in Scienze politiche e sociali lavorando come sociologa. In qualità di artista ha esposto le sue opere in Italia, Francia, Austria, Germania, Svizzera, Finlandia, Bulgaria, Turchia, Regno Unito, Argentina, Colombia, Cuba, Cile, Uruguay, Brasile, Bolivia, Perù, Marocco, Egitto, Canada e Stati Uniti, portando ovunque la sua carica energetica di espressività e cromatismo. La sua motilità è sinonimo della sua feconda operosità e della sua conoscenza di diverse tecniche artistiche che adopera in contesti diversi che è inoltre, espressione della sua conoscenza del mondo esoterico e psicologico. E’ stata cofondatrice dell’AIAP ed è cofondatrice del movimento internazionale dei Pachamuralisti attivi in tutto il Sudamerica.
La sua Casa dei Sette Colori, casa-museo sulle colline torinesi, interamente decorata a mosaici sia nell’interno che nell’esterno è un caleidoscopio del suo vivace mondo colorato, attraverso narrazioni e allegorie, tra le più originali attrazioni della provincia torinese. Ospita continuamente artisti internazionali con cui lei crea sinergie e collaborazioni. Vive tra Torino e il Brasile.